[14/2/2017] - Giorno del ricordo

Giorno del ricordo

Intervento dell'Assessore Mestrone in occasione della commemorazione del 12 febbraio.

 

Buongiorno ai cittadini di Limbiate e buongiorno a tutte le autorità civili, militari e religiose presenti in questa piazza che, il 13 febbraio 2005, abbiamo intitolato ai martiri delle Foibe grazie al desiderio della nostra Amministrazione di allora e di tante persone qui presenti di dedicare un luogo pubblico affinché il ricordo del sacrificio di tanti italiani, oltre che nel cuore di ognuno di noi, fosse presente anche sul territorio.
 
Ho due buone ragioni per essere sinceramente emozionato nel presiedere, per conto del Sindaco e dell'Amministrazione comunale questa commemorazione delle vittime delle Foibe.
 
La prima ragione è ovviamente istituzionale ed è l'onore di rappresentare il Comune di Limbiate in questo momento solenne.
 
La seconda, se me lo concedete, è invece più personale e nasce dalle mie origini friulane che mi permettono di rendere omaggio, con particolare commozione, alle vittime di una storia tante volte ascoltata da bambino ma mai sentita in televisione. 
Mai studiata.
Mai trovata e mai letta su quei libri di scuola che, invece, mi raccontavano solo una verità di parte.
 
Perché quella che si nascondeva e che si poteva tramandare solo a voce grazie al ricordo, era una storia che raccontava di morte.
Che raccontava delle vittime di un imperdonabile genocidio.
Che raccontava di crimini contro l'umanità.
Che raccontava di italiani legati uno all'altro con il filo di ferro davanti al precipizio della foiba affinché, sparando al primo della fila, questi cadendo trascinasse con se tutti gli altri che sarebbero morti, a distanza di giorni o di settimane, di dolori, stenti, disperazione.
 
Era una storia che veniva solo raccontata e che oggi, qui, ancora una volta diventa verità attraverso il ricordo.
Ricordo di morte.
Ricordo di persecuzioni.
Ricordo di esilio.
Ricordo di uomini, donne, bambini, anziani che hanno pagato per il solo fatto di essere italiani.
E che, per il solo fatto di essere italiani, sono stati massacrati, perseguitati, esiliati, uccisi in nome dell'odio politico e ideologico che è stata premessa della vergognosa pulizia etnica voluta dai partigiani comunisti di Tito.
 
Una storia che racconta una verità  tutt'ora scomoda a troppi.
Che a troppi da fastidio.
Che troppi vorrebbero cancellare, nascondere, annullare con il negazionismo e il revisionismo che non dobbiamo ammettere e permettere.
Attraverso quel negazionismo e quel revisionismo che hanno la stessa matrice ideologica che ha portato tanti nostri fratelli italiani di Istria, di Fiume e della Dalmazia a essere uccisi nelle cavità carsiche.
A essere costretti ad abbandonare la propria casa, la propria terra, i propri affetti per sfuggire ad una atroce pulizia etnica.
 
Un sacrificio disumano.
Un sacrificio scomodo.
Una delle pagine più nere della nostra storia.
 
Scritta  da chi oggi ha ancora l'arroganza di volerla riscrivere a proprio piacimento cancellando le pagine scomode.
 
Si!
Oggi ricordiamo morti scomodi.
 
Perché sono morti che con la stessa disperazione con la quale si sarebbero voluti aggrappare alle pareti delle Foibe per non essere cancellati per sempre dalla vita, oggi si aggrappano con uguale disperazione alle pagine dei libri di storia nelle quali hanno finalmente ottenuto poche righe per non essere cancellati nuovamente dal ricordo da chi, oggi come allora, li vorrebbe morti.
 
Vittime, oggi come allora, di quell'ideologia che, raccontando una storia di comodo e di parte, ha obbligato intere generazioni a crescere senza sapere.
Senza conoscere.
 
Ecco perché oggi rinnoviamo insieme con forza e con orgoglio il ricordo delle foibe  e dell'esodo istriano e giuliano dalmata quale  imprescindibile punto di partenza per mantenere la verità storica di quel periodo.
 
Perché solo la verità storica puo mandare un segnale forte e responsabile che possa essere da monito alle nuove generazioni affinché facciano esperienza, anche attraverso il racconto degli errori e delle miserie umane e politiche costate troppe vite innocenti e troppe sofferenze.
 
Se così non fosse il sacrificio dei martiri delle Foibe si rinnoverebbe inutilmente ogni anno anziché essere onorato.
 
Ecco perché dobbiamo onorare queste vittime dimenticate a lungo dalla storia e, come Basonizza ci insegna, dimenticate troppo spesso, ancora oggi, anche dalle istituzioni.
Dobbiamo onorare la verità storica che, attraverso il ricordo, rende giustizia a chi ha sofferto e perso la vita e ribadisce lo sdegno e la condanna nei confronti di chi ha perseguitato e ucciso.
 
Dobbiamo onorare, attraverso le vittime dell'odio barbaro ed ideologico della repressione del comunismo titino, quell'identità e quell'appartenenza davanti alle quali oggi  ci inchiniamo nel rispetto del sacrificio e per le quali, da domani, torneremo a pretendere, sempre e comunque, il rispetto del ricordo!
 
Limbiate non dimentica.
Limbiate ricorda.
 

 

Onore ai martiri delle Foibe!

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